Rigenerare

Il suolo è lo strato superiore della crosta terrestre costituito da componenti minerali, materia organica, acqua, aria e organismi viventi. Rappresenta l’interfaccia tra terra, aria e acqua e ospita gran parte della biosfera. Visti i tempi estremamente lunghi di formazione del suolo, si può ritenere che esso sia una risorsa sostanzialmente non rinnovabile. Il suolo ci fornisce cibo, biomassa e materie prime; funge da piattaforma per lo svolgimento delle attività umane.  

Il consumo di suolo è un fenomeno che consiste nell’occupazione di superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale, legato ad un incremento della copertura artificiale di terreno, che segue le dinamiche insediative e infrastrutturali, rendendolo impermeabile. Altre forme di copertura artificiale del suolo vanno dalla perdita totale della “risorsa suolo” attraverso la rimozione per escavazione (comprese le attività estrattive a cielo aperto), alla perdita parziale, più o meno rimediabile, della funzionalità della risorsa a causa di fenomeni quali la compattazione (es. aree non asfaltate adibite a parcheggio).  L’impermeabilizzazione rappresenta la principale causa di degrado del suolo in Europa, comporta un rischio accresciuto di inondazioni, contribuisce ai cambiamenti climatici, minaccia la biodiversità, provoca la perdita di terreni agricoli fertili e aree naturali e seminaturali, contribuisce insieme alla diffusione urbana alla progressiva e sistematica distruzione del paesaggio. 

Come si evince dal rapporto CONSUMO DI SUOLO, DINAMICHE TERRITORIALI E SERVIZI ECOSISTEMICI del 2018 redatto dall’ISPRA, ‘’La rappresentazione del consumo di suolo è, quindi, data dal crescente insieme di aree coperte artificialmente da edifici, fabbricati, infrastrutture, aree estrattive, discariche, cantieri, cortili, piazzali e altre aree pavimentate o in terra battuta, pannelli fotovoltaici e tutte le altre aree impermeabilizzate, non necessariamente urbane. Tale definizione si estende, pertanto, anche in ambiti rurali e naturali ed esclude, invece, le aree aperte naturali e seminaturali in ambito urbano, indipendentemente dalla loro destinazione d’uso. Anche la densificazione urbana, ovvero la nuova copertura artificiale del suolo all’interno di un’area urbana, rappresenta una forma di consumo di suolo. Il consumo di suolo netto è valutato attraverso il bilancio tra il consumo di suolo e l’aumento di superfici agricole, naturali e seminaturali dovuto a interventi di recupero, demolizione, de-impermeabilizzazione, rinaturalizzazione o altro (Commissione Europea, 2012).  In un recente documento, si chiarisce che l’azzeramento del consumo di suolo netto, obiettivo che l’Unione Europea ci chiede di raggiungere entro il 2050, significa evitare l’impermeabilizzazione di aree agricole e di aree aperte e, per la componente residua non evitabile, compensarla attraverso la rinaturalizzazione di un’area di estensione uguale o superiore, che possa essere in grado di tornare a fornire i servizi ecosistemici forniti da suoli naturali. Oggi, se è vero che la protezione ambientale rimane senz’altro una delle priorità delle politiche attuate in sede di Unione Europea e, con le politiche sociali ed economiche, rappresenta il fulcro intorno a cui ruotano le politiche di sviluppo sostenibile, non possiamo non constatare che i “tempi lunghi” previsti per la formulazione e l’attuazione di una politica europea di protezione del suolo sono purtroppo andati oltre le previsioni, considerando che, negli ultimi vent’anni, nel nostro Continente, un’area pari a circa 1.000 km2 l’anno è stata definitivamente persa in seguito alla costruzione di nuove aree urbane e infrastrutture’’. 

 

Con la sfera RIGENERARE si vuole materializzare il problema descritto precedentemente, rappresentando il pianeta terra ricoperto da una colata di cemento che lo soffoca rendendolo sterile, invivibile e disarmonico. Il polistirolo e le piccole zolle verdi raccontano della fragilità del nostro pianeta, aggredito costantemente dall’incessante attività umana (miscela di smalto grigio e vinavil), portandoci ad una visione apocalittica e ‘’innaturale’’ del nostro futuro.  

Il video correlato è stato girato in una fabbrica dismessa, zona che è simbolo dell’urbanizzazione selvaggia e impropria. Queste zone dismesse, potrebbero essere riutilizzate o rigenerate per rallentare la cementificazione selvaggia di nuove superfici libere naturali o seminaturali. Le riprese, insieme alla registrazione audio di una zona naturale, vengono coperte da interferenze audiovisive simboleggiando la costante presenza dell’attività umana nel mondo che ci circonda.